ANGET

Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d'Italia - Sezione di Milano


" MOVM STen g. Paolo Ferrario "


Aggiornamento in data 20/06/2021 by IZ2TQY
FESTA DELLA REPUBBLICA
2 GIUGNO 2021


UN PICCHETTO DI ONORE CON ALFIERE E LABARO-BANDIERA
DELLA SEZIONE ANGET PROVINCIALE DI MILANO
HA PRESENZIATO E RESO GLI ONORI ALLA CERIMONIA COMMEMORATIVA
SCHIERANDOSI INSIEME AL GRUPPO DELL'A.N.A. LOCALE
E AL VICEPRESDENTE DI ASSOARMA MONZA BIANZA
 

BERNAREGGIO (MB)  Cerimonia Ufficiale per l'assegnazione dell'onorificenza ex IMI
concessa dalla Presidenza della Repubblica con DPR 15 Dicembre 2020
ai famigliari eredi del defunto Marino RUGA



                                                                                         
                        DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
 DPR_20201215_0
DPR_20201215_all-A
DPR_20201215_all-B

Video
Frecce Tricolori sul Vittoriale





 REPORTAGE FOTOGRAFICO

Locandina

L'Alzabandiera


L'Alzabandiera



Schieramento
Anget, Assoarma, A.N.A


Autorità, Banda e
Schieramento d'Onore



Il Picchetto d'Onore Anget con la bandiera labaro


I 2 Sindaci di Berrnareggio e Romagnano Sesia consegnano la Medaglia d'Onore ex IMI al Figlio Gianni maria RUGA che dona loro una copia della prima eizione del linro in cui ha raccolto le pagine del Diario paterno
 


L'onorificenza ex IMI


Nastrino e medaglia ex IMI


1^ edizione
 del Diario di un Geniere
 
                                                            
                                                         
                        Foto Ricordo con l'Assessore, coi 2 Sindaci di Bernareggio e di  Romagnano Sesia,
                           Gianni Maria Ruga e ANGET (Negroni, Bellatorre -alfiere- Tedoldi e Varotto)

                                               ARTICOLO  SUL NOTIZIARIO NAZIONALE ANGET N. 2 - 2021

Sezione di Milano 
Cerimonia di consegna della Medaglia d’Onore a ex IMI RUGA Marino.

Bernareggio, 2 giugno 2021. Una rappresentanza di Anget Milano ha presenziato come Picchetto d'Onore all'alzabandiera e alla cerimonia di consegna della Medaglia d'Onore, conferita dal Presidente della Repubblica, agli eredi di Marino RUGA, geniere trasmettitore già  insignito di medaglie di 1^ 2^ e 3^ Classe alla fine del 2° conflitto mondiale, 1940-45 a seguito del servizio in armi prestato in zone operative di guerra. Marino ha combattuto sul fronte occidentale e poi Albania fino al settembre '43, dopo di che fu preso prigioniero, senza il rispetto delle convenzioni di Ginevra in quanto inapplicate alle truppe italiane, infine deportato in Germania e trattato come IMI.
Il Prefetto di Monza, ha demandato al Sindaco di Bernareggio, residenza del figlio di Marino e nostro socio, Gianni RUGA, la consegna della medaglia d'Onore, concessa al padre, ai suoi eredi e famigliari in vita. La cerimonia si è svolta nella mattinata del 2 giugno nella Piazza del Municipio di Bernareggio. Era presente gradito ospite anche il Sindaco di Romagnano Sesia, dove RUGA Marino era nato ed ha vissuto ed è stato socio ANGET in una sezione locale. Oltre al messaggio da parte del Sindaco in occasione della Festa della Repubblica, alle testimonianze del Parroco Don Stefano Strada e della Presidente ANPI che ha ricordato il contributo femminile e le trasformazioni che hanno fondato la nostra Repubblica per rilanciare il nostro paese, i due Sindaci hanno consegnato a Gianni RUGA e ai famigliari l'onorificenza.
Dopo aver ricordato ai presenti chi erano gli IMI (Internati Militari Italiani), sigla ai più sconosciuta, Gianni ha commemorato brevemente la figura paterna e ha fatto leggere alcuni significativi passi del diario del padre, dato alle stampe per lasciare un ricordo indelebile agli eredi.  Oltre alla nostra Sezione schierata in uniforme d'onore con il labaro bandiera, completava lo schieramento una nutrita compagine di "Penne Nere" di Bernareggio  (NdR: il ns socio Gianni ne è stato capogruppo fino al 2018). Ci ha raggiunti anche un Rappresentante dell'Associazione Carristi di Monza che ha portato i saluti della Presidenza Assoarma di Monza-Brianza. La cerimonia si è conclusa all'aperto per la gioia dei presenti con l'esibizione musicale della Banda. E' stata una degna parentesi a chiusura di una testimonianza di valore e di tradizioni per ANGET (DIARIO del ns Socio) ma soprattutto perchè ha svelato chi erano e cosa hanno affrontato gli IMI in quegli anni bui della nostra storia.
Pietro Negroni











                          E' importante il ricordo ai presenti di chi erano gli IMI (Internati Militari Italiani
                           fatto da parte del nostro socio Gianni  RUGA nel commemorare la figura paterna.

Nel N° 2/2020 del Notiziario dell'Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d'Italia avete ospitato uno scritto riguardante la "storia"o meglio il calvario di 5 anni di guerra e prigionia di mio papà , Geniere Ruga Marino nel quale raccontavo del ritrovamento del suo "diario di guerra".

Quell'insieme di quaderni, di fogli, di blocchi note sono diventati un libro che ho voluto arricchire con foto e documenti ritrovati anch'essi tra il materiale del papà . Ho voluto anche fare una piccola ricerca storica di quel periodo, in modo particolare ho approfondito il tema, tutt'ora poco conosciuto, relativo agli I.M.I. e sono venuto a conoscenza che il Governo Italiano, tramite la legge n° 296 del 27 dicembre del 2006, prevede la concessione della medaglia d'onore a tutti i cittadini italiani, militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati a lavoro coatto. Mi sono attivato per inoltrare alla presidenza del Consiglio dei Ministri una serie di documenti che confermassero la presenza del papà in un campo di lavoro in Germania in qualità di Internato Militare Italiano onde poter ottenere questa onorificenza.

Il 14 ottobre del 2020 la richiesta di concessione della medaglia viene accolta ma causa la pandemia la consegna è stata rimandata al 2 giugno del 2021, Festa della Repubblica. A questa cerimonia erano presenti il sindaco di Bernareggio Andrea Esposito e di Romagnano Sesia Alessandro Carini, una folta rappresentanza della Sezione ANGET di Milano in uniforme d'onore con il labaro bandiera scortato dal Presidente Ten. Ing. Pietro Negroni, il Gruppo Alpini di Bernareggio con il Vessillo della Sezione di Monza e una rappresentanza dell' Associazione Nazionale Carristi d'Italia.

Mi permetta di sottrarre spazio prezioso al vostro Notiziario per far conoscere brevemente le vicissitudini degli Internati Militari Italiani.

Perchè queste persone non vengono chiamate semplicemente "prigionieri di guerra"!

Tutto nasce l'8 settembre del 1943 allorchè l'Italia firmò l'armistizio con gli angloamericani diventando automaticamente nemica degli ex alleati tedeschi. Interi reggimenti e divisioni gettarono le armi e furono catturati dai tedeschi perchè impossibilitati a comunicare con il Comando Supremo. Una volta catturati, molti pagarono con la vita il fatto di essere soldati italiani, ricordo solo l'eccidio di Cefalonia dove furono passati per le armi 4.800 fanti della Divisione Acqui, colpevoli d'aver ubbidito agli ordini del loro comandante, il quale chiedeva loro di non arrendersi, mentre circa 600.000 soldati presero la strada per i vari campi di concentramento o di lavoro in Polonia in Austria o in Germania. A questi militari catturati i tedeschi cambiarono subito lo status da "prigionieri" in "internati" ovvero gli I.M.I. Internati Militari Italiani, così facendo Berlino aggirava la Convenzione di Ginevra del 1929 che garantiva a tutti i prigionieri il rispetto della dignità  umana obiettando che essendo gli italiani dei traditori non avrebbero potuto rivendicare questo privilegio riservandosi altresì la libertà  di decidere se autorizzare o meno le altre attività  assistenziali internazionali come la Croce Rossa.

Agli IMI fu riservato un trattamento disumano, turni di lavoro massacranti da svolgersi il più  delle volte all'aperto, spesso in zone esposte a bombardamenti, mancanza delle più elementari norme di sicurezza a iniziare dall'uso di abiti protettivi e adeguati alle temperature invernali, influendo in modo significativo sulla qualità di vita dei soldati rendendo così la loro prigionia tremenda. A rendere la vita ancora più drammatica fu il problema alimentare: razioni scarsissime resero la fame un'esperienza diffusa e cronica, soprattutto per quanti erano addetti a lavori pesanti. Solo attraverso il mercato nero, che era tassativamente proibito, si potevano integrare le razioni giornaliere anche perchè agli IMI, erano negati i pacchi della Croce Rossa Internazionale ... (da "I militari italiani negli Oflag e negli Stalag del Terzo Reich" di Sabrina Frontera).

Tra le tante sofferenze e privazioni che dovettero subire i prigionieri, la ricerca assillante e bestiale del cibo fu quella che più sconvolse la loro vita. Riporto alcuni brani che mio papà scrive nel suo diario:

 

S. 13 novembre 1943

Lavorato mezza giornata sotto un tempo peggiore di ieri. Questa mattina si iniziò nuovamente ad andare (come usiamo noi chiamarlo) alla sabbia cioè sterilizzazione acqua per città. Malgrado il vento gelido, la pioggia, la neve e le nuvole ci confermano lo spostamento. Gli angloamericani non hanno esitato a fare una visita nel territorio tedesco. L'allarme ad Amburgo è durato 1 ora e mezza, rumori di aerei ed esplosioni si sono sentite in lontananza. Oggi a mezzogiorno non ci dettero la minestra e sarà  per tutti i sabati successivi. Alle ore 20 entrò in azione una parte della contraerea della città  per circa tre quarti d'ora. Però nessun bombardamento.

 

D. 14 novembre 1943

Alla domenica che si dovrebbe stare un po' meglio come d'abitudine nelle nostre case, la fame è peggiore dei giorni feriali. Riassumo quindi in breve che la fame di oggi è stata tremenda. Come un uomo può stare con dieci patate, un gavettino di brodo, un pezzo di pane ed un cucchiaio di marmellata? Ed è meglio non parlarne ma sono gli argomenti del giorno questi, quello che si farà  domani ognuno di noi affamati al nostro ritorno, quello che ci sazierà  che ci leverà  questa fame che ci abbruttisce, che non ci da requie nè pace e con questa lavorare regolarmente malgrado il freddo nordico che fa e che farà .  Ma che sarà  la giornata di oggi non lo so perchè non sono mai uguali. Ho chiesto visita sempre per il piede e ho avuto due giorni di servizio interno ma esco ugualmente a lavorare, per avere a mezzogiorno un benedetto piatto di minestrone. Morale basso

L. 22 novembre 1943

Ho deciso di vendere qualche capo di biancheria per del pane. Dopo la penna e l'anello d'argento seguiranno per ordine: una camicia che contratterò domani e l'unico paio di mutande di lana prossimamente del quale mi é stato già  offerto da civili tre filoni di pane. Tutto questo mercato nero è per la troppa fame, dovrei guardarmi pure dal freddo prima di prendere certe decisioni, ma tendo di resistere a quest'ultimo se il fisico lo mantengo in forma. Parlando di freddo, questo scende ormai sottozero, questa mattina per la prima volta è ghiacciato e la nebbia gela sugli alberi. Parlando ancora di vitto, la razione del pane è scesa nuovamente: due giorni in 6 e due giorni in 5 fino alla stabilizzazione delle razioni vecchie. Oggi ho mangiato poco ma in compenso fatto qualche passo, solo così posso nel mio piccolo decidere che questa maledetta guerra finisca.

 

Quella generazione finìper essere una miserevole forza lavoratrice da sfruttare fino allo sfinimento in mano alla Wehrmacht e merce di scambio per gli affari politici tra Hitler e Mussolini con l'aggravante che tutto ebbe inizio già  a partire dall'8 settembre del 1943, allorchè le nostre Truppe furono abbandonate cinicamente dalle autorità  governative. In poche parole, questi giovani altro non furono che vittime sacrificali poste davanti all'altare dell'indifferenza, dell'efferatezza e della malvagità .

Giovannino Guareschi (1908-1986), scrittore, giornalista, umorista e caricaturista italiano, subì la stessa sorte del papà . L'8 settembre del 1943 si trovava in Caserma ad Alessandria quando i tedeschi lo catturarono e lo inviarono come I.M.I. prima in Polonia e poi in Germania. E' di quel periodo il libro "La favola di Natale" che precede "Diario di prigionia" scritto una volta rientrato a casa e dal quale riporto un brano che trovo significativo e in linea con tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ritornare:

"Non abbiamo vissuto come bruti. Non ci siamo rinchiusi nel nostro egoismo. La fame, la sporcizia, il freddo, le malattie, la disperata nostalgia delle nostre mamme e dei nostri figli, il cupo dolore per l'infelicità della nostra terra non ci hanno sconfitti. Non abbiamo dimenticato mai di essere uomini civili, con un passato e un avvenire".

In mezzo a tanta sofferenza, tanto odio, tanto egoismo, chi possiede una profonda educazione morale e una forte ricchezza spirituale riesce a trovare momenti di serenità  e di pace frugando tra i ricordi più cari come quello che riporto qui sotto:

Sabato 1 gennaio 1944

Anche il primo giorno dell'anno, come il Natale, è trascorso discretamente. Pure la neve è caduta per rendere più suggestiva la giornata, ma con l'acqua che seguì dopo è ormai scomparsa. A mezzogiorno consumai quel poco di patate e brodo ed una parte del pane procuratomi al tavolino che fra amici improvvisammo durante la spettanza per questo giorno e per quelli che seguiranno. L'armonia è ormai la solita, i discorsi gli stessi come non meno medesimi gli argomenti. La casa, la famiglia lontano, la Patria. Vecchia è ormai la storia, vecchia la menata di questa dura guerra ormai entrata nel 5° anno. Sarà  l'anno della decisione il 1944? Oltre a ricordarmi tante cose questo giorno mi ha ricordato in particolare il compleanno della fidanzata. Il suo 22° anno di età  che avrà  trascorso chi sa in che modo. L'anno scorso potetti almeno fargli intercedere il mio pensiero e ricordo particolare accompagnato con un mazzo di fiori, mentre quest'nno niente altro che silenzio da ormai 4 mesi. Ti ricordo sempre però mia Primina, t'amo e ti penso ogni istante nelle ore mie intime. Oggi ho voluto vederti e baciare le tue care effige, rileggere quelle tue poche lettere rimastemi, quanto sono state confortevoli ed affettuose, quanta festa mi hanno regalato, quanta nostalgia mi recarono. Nessuna promessa ti posso fare per questâ'anno; non oso neppure pensare e dire che per quest'anno sarò da te, ma è certo che questo giorno dovrà  venire. Ebbene, Primina adorata, ascoltami da questa terribile Amburgo, in questa sera alle ore 21,15, prima di dedicarmi al Signore per ringraziarlo della giornata trascorsa e perchè mi anticipi una buona notte, ascolta questo mio pensiero colmo di ogni più puro affetto ed amore profondo: Il rinnovo di voti sempre migliori, di una fede sempre più grande, di uno spirito immenso di sacrificio e di privazioni. Resisterò, ne sono certo, Iddio mi darà questa grazia e mi concedeà  la gioia di abbracciarti con i miei cari. Ritornerò a te come tu mi accoglierai e finalmente ti donerò tutto, voglio dare una vita finalmente felice e pacifica. Auguri mia Primina, auguri di buon compleanno e buon principio di anno nuovo colmo di ogni benessere spirituale e morale. Iddio e la Madre Celeste ci assista oggi e sempre, così sia. Aggiungo una dimenticanza; domani andrò a lavorare, mi duole ma ho bisogno. Questo è per sbarcare il lunario, per avere qualche razione di pane per saziarmi.

 

Questo è stato mio padre; con le sue paure, la sua determinazione, la sua umanità , le sue ansie ma anche con le sue certezze e i suoi Valori che mai gli sono venuti meno e che sono stati: un'incrollabile Fede e la consapevolezza che il Signore non lo avrebbe mai abbandonato. Noi, suoi figli, ne siamo orgogliosamente eredi e testimoni e come tali abbiamo il dovere di continuare ad avere sempre presente gli errori che l'umanità  ha commesso nel corso della sua lunga storia perchè, purtroppo, gli stessi errori, si ripetono ciclicamente come se non esistesse memoria di tutto ciò.  Concludo questo mio intervento facendomi aiutare da una toccante testimonianza lasciataci dal generale Gaetano Ferretti il quale, in comunione con altri ufficiali internati in un Lager in Germania, rivolge uno struggente messaggio alla Patria che si conclude così:

Iddio ci volle salvi, perchè ritornati in Patria, con l'animo fatto più comprensivo dalle sofferenze patite, diventassimo presso gli altri, apostoli di bontà  e d'amore.








ARTICOLO SUL QUOTIDIANO PAG. 28 DI  ROMAGNANO SESIA - 2021
             
              
                                            


                             
        
                                                           ARTICOLO  SUL NOTIZIARIO NAZIONALE ANGET N. 2 - 2020
                                                                        STORIA DI MARINO RUGA DAL 1940 al 1945
 

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